La sindrome del cucciolo nuotatore è una patologia neonatale che appare in cuccioli di molte razze, più spesso in quelle condro-distrofiche.
I cuccioli, apparentemente normali alla nascita, hanno la tendenza a rimanere sdraiati in posizione sternale e non mettersi su un fianco quando sono in fase di riposo. Dopo i primi giorni ci si rende conto che la motilità non è normale, il cucciolo sta con le zampe anteriori e allargate, le posteriori spesso stese indietro e con movimenti minimi o assenti, e si muove come nel nuoto, da cui deriva il nome della patologia. Con il tempo si rileva anche una deformazione della colonna e difficoltà nei movimenti del collo, per la posizione obbligata in estensione durante la ricerca della poppata.
Il cucciolo ha una deformazione della gabbia toracica e del petto che appaiono appiattiti e scavati. Questa deformazione può portare a difficoltà respiratorie, complicazioni polmonari e cardiache e morte entro le 4 settimane, nei casi gravi.
Sono state formulate diverse teorie sulla sindrome del cucciolo nuotatore, la cui origine è stata attribuita a cause genetiche (per ora non dimostrate), nutrizionali (per carenze materne), ambientali (superficie di ricovero troppo piatta, dura o scivolosa). L’incidenza di questa patologia non è influenzata dal sesso.
Un’ipotesi forse più attuale è che che la causa di questa sindrome del cucciolo nuotatore sia un difetto dell’orecchio interno, per il quale il “riflesso di raddrizzamento” (che permette al cucciolo di mettersi in posizione sternale e di cercare la mamma per nutrirsi) di alcuni cuccioli risulta eccessivo, tale da non permettere una posizione laterale durante il riposo. Questo determina un progressivo appiattimento e deformazione dello sterno e una deviazione in estensione della colonna.
I trattamenti proposti sono molte, di cui diversi non comprovatamente efficaci:
- soppressione del cucciolo (spesso non è necessaria, molti cuccioli guariscono e sopravvivono senza alcuna conseguenza, lasciamola come ultima opzione!);
- cambio di alimentazione, con integrazione di calcio e vitamine (questa pratica normalmente non è risolutiva, a meno di grossi squilibri che vanno comunque verificati con i parametri ematici);
- castrazione della madre per evitare nuove cucciolate (anche questa appare una soluzione drastica in quanto la relazione genetica è per ora ipotizzata ma non provata);
- tenere il cucciolo su una superficie morbida, fatta con spugne o con palline di carta per evitare una forte deformazione della gabbia toracica riducendo l’effetto della gravità;
- bendare insieme gli arti anteriori, o utilizzare altri sistemi simili per tenere chiuse le zampine anteriori;
- utilizzare calzini o “tubi” più o meno elastici e imbottiti per contenere la gabbia toracica e aiutare il cucciolo a stare in posizione laterale;
- utilizzare una terapia “comportamentale”, ovvero appena ci si rende conto della sindrome si deve cercare di far spostare il cucciolo in posizione laterale quanto più spesso possibile, soprattutto mentre viene allattato dalla madre. Se si riesce ad avere costanza (ma a volte, soprattutto all’inizio possono essere sufficienti un paio di poppate), il cucciolo poi tenderà a mettersi lateralmente nella fase del riposo e il problema si risolverà rapidamente;
- se il cucciolo è già abbastanza grande farlo nuotare (anche in una piccola vasca) per sollevarlo dal peso e rinforzare la muscolatura;
- possono aiutare anche sospensori per tenere in appoggio a terra le zampe, massaggi alle estremità e al collo contratti, esercizi di mobilità passiva ed esercizi propriocettivi.