Le degenerazioni a carico del disco intervertebrale o dell’anulus fibroso che esitano in ernie discali o in protrusioni, determinano un importante deficit motorio e rappresentano il problema neurologico più comunemente affrontato dal fisioterapista veterinario.
Nella casistica del mio studio fisioterapico le ernie discali rappresentano circa il 20% degli animali trattati.
Il ruolo del fisioterapista, come quello del veterinario in genere, è in primo luogo quello di non procurare maggiori danni rispetto alla patologia che devono trattare, pertanto in un primo momento - come vedremo in seguito – dobbiamo ricordarci di non creare ulteriori possibili danni al midollo del cane ed impedire la formazione di piaghe da decubito o danni alla vescica.
Nei soggetti in cui si sceglie di non procedere immediatamente la chirurgia, come nelle ernie discali acute in stadio I e II (in cui il cane manifesta dolore come sintomo preponderante ma non vi sono importanti deficit motori), l’animale deve essere strettamente confinato in gabbia per circa 20 giorni per evitare che vi siano peggioramenti. Meglio non utilizzare antinfiammatori o antidolorifici se non in un’unica somministrazione e confinare rigorosamente l’animale in un trasportino. L’animale va portato più volte il giorno a fare brevissime passeggiate per urinare e defecare, tenendo sotto stretto controllo il movimento magari con un sospensore. E’ necessario monitorare che non vi siano peggioramenti improvvisi, che possono avvenire in queste fasi e si deve assolutamente evitare accuratamente di lasciare l’animale libero di saltare, salire e scendere scale, scivolare.
Se l’animale presenta una sintomatologia più grave (ernie discali acute di stadio III o IV, con deficit motori ed eventualmente mancanza di dolore profondo) va sottoposto in tempi rapidissimi a diagnostica per immagini avanzata e chirurgia decompressiva. Post-chirurgia nella prima fase è comunque spesso consigliabile il confinamento in gabbia.
Se l’animale ha problemi motori è necessario provvedere al cambio decubito per evitare la formazione di piaghe. Molto importante è inoltre il controllo attento dell’urinazione e defecazione dell’animale, che eventualmente vanno supportate se non sono autonome.
La fisioterapia veterinaria è utile nelle paratopie discali in pazienti post-chirurgici, ma anche dopo diagnostica per immagini avanzata (mielo-TC, risonanza magnetica) nei casi di ernie dicali non operabili come le HVLV (alta velocità e scarso materiale), nelle estrusioni in stadio I e II post-trattamento conservativo, nei pazienti che per qualche motivo non possano affrontare la chirurgia, nelle protrusioni croniche, così come in altre patologie diverse che possono essere sovrapponibili clinicamente alle ernie (patologie degenerative, danni vascolari…).
Gli obiettivi che si pone la fisioterapia nel trattamento delle ernie discali sono vari:
- in primo luogo, poiché gli animali hanno difficoltà di movimento, è necessario mantenere la normale escursione articolare tramite movimenti passivi;
- successivamente si cerca di incrementare il tono muscolare per permettere la stazione e migliorare i riflessi che serviranno all’animale per cominciare a fare i primi passi;
- si lavora anche sulla propriocezione, per rendere cosciente l’animale della propria posizione nello spazio;
- una volta ottenuti i risultati precedenti, si lavora sul rinforzo muscolare e si fa riprendere il movimento;
- infine si lavora per migliorare le capacità motorie e affinare la precisione dei movimenti.
In pratica, nella prima fase successiva all’intervento chirurgico si possono utilizzare:
- impacchi freddi sul sito chirurgico;
- esercizi passivi per l’escursione articolare;
- stimolo del riflesso flessorio;
- mantenimento della stazione, anche con utilizzo di ausili;
- tavoletta propriocettiva;
- se necessario massaggio per le contratture muscolari instauratesi.
Dopo i primi giorni, non appena il tono muscolare lo permette e in assenza di altre controindicazioni si comincia un lavoro più attivo, utilizzando il treadmill subaqueo e gli esercizi di seduto in piedi. Se lo si ritiene necessario si possono applicare anche terapie strumentali (tens, elettrostimolazione, ultrasuoni).
Quando l’animale ha ripreso a camminare anche fuori dall’acqua si possono iniziare gli esercizi di slalom, ostacoli e camminate su terreni di tipo diverso.
Dopo tre mesi dalla chirurgia, se la riabilitazione è completa, l’animale può tornare alla sua vita normale, pur rimanendo consigliabile per il futuro evitare salti, scale e sport con movimenti violenti e bruschi, poiché questi sono soggetti con vari dischi degenerati, in cui ci si possono aspettare recidive in altri siti discali.
Durante la relazione che ho tenuto presso l’Ordine dei Veterinari di Pisa il 25/09/2015 - da cui è tratto questo articolo – sono stati presentati alcuni casi che riporterò in articoli successivi:
- Un caso di ernia toraco-lombare in un bassotto di 4 anni, presentatosi in chirurgia in stadio IVb
- Un caso di ernia HSLV, non operabile, mandato in fisioterapia in stadio IVb, che ha sviluppato andatura spinale
- Un caso di tetraparesi non deambulante con paratopie discali C2-C3 e C6-C7
Bibliografia:
Neurologia del cane e del gatto – M. Bernardini – Poletto editore – 2010
Fisioterapia riabilitativa del cane e del gatto – L. Dragone – Elsevier 2011
Essential facts of Physiotherapy in dogs and cats – B. Bockstahler, D. Levine. D. Millis – BE VetVerlag, 2004
Canine Sports Medicine and Rehabilitation – M.C. Zink, J.B. Van Dyke – Wiley-Blackwell 2013