mielopatia degenerativa

Mielopatia degenerativa

La mielopatia degenerativa è una malattia che colpisce il midollo spinale del cane, e si manifesta con una incoordinazione degli arti ed una progressiva paresi degli arti posteriori che può estendersi anche agli anteriori.

La lesione si localizza inizialmente nel tratto toracolombare (T3-L3) del midollo e la progressione della malattia è piuttosto subdola e lenta. Non essendo stata trovata una terapia risolutiva, la prognosi della mielopatia degenerativa è infausta.

Colpisce con più frequenza Pastore Tedesco, Siberian Husky, Lupo Cecoslovacco, Welsh Corgi Pembroke, Boxer, Rhodesian Ridgeback, Golden Retriever, Barboncino Toy, Carlino… ma è diffusa in molte altre razze e anche nei meticci. Colpisce cani dai 5 anni in poi, sia maschi che femmine.

Nelle fasi iniziali la malattia si manifesta con atassia e paresi da motoneurone superiore (normo-iper riflessia degli arti posteriori, con paresi-paralisi spastica, anche se spesso si presenta una iporiflessia patellare). Successivamente la malattia può progredire sia posteriormente (con una paresi-paralisi flaccida), che anteriormente, andando a coinvolgere gli arti anteriori. Soprattutto nei cani di razza grande, vista la progressione inesorabile della malattia e l’esito infausto, nonché la difficoltà di gestione e l’instaurarsi di piaghe da decubito, spesso il proprietario decide per l’eutanasia. Se l’animale sopravvive per tempi lunghi si possono presentare incontinenza urinaria e fecale, variazioni nel timbro di voce, alterazioni della deglutizione, alterazioni dei nervi cranici. Dalla diagnosi alla paraparesi non deambulatoria la malattia ha un decorso variabile, dai 7 ai 19 mesi.

La mielopatia degenerativa è caratterizzata da una degenerazione degli assoni e della mielina, che coinvolge sia le fibre sensoriali, che le fibre motorie.

Diagnosi La diagnostica per il momento si effettua per esclusione di altre patologie del midollo, con diagnostica per immagini avanzata (in particolare Risonanza Magnetica) a cui è possibile associare il test genetico. La conferma della diagnosi si può effettuare solo post mortem, con un’indagine istolopatologica del midollo.

La mielopatia probabilmente è una patologia multifattoriale. In passato sono state fatte molte ipotesi sulle cause della patologia: carenze di vitamine, problemi autoimmuni, nutrizionali o metabolici, intossicazioni, cause genetiche. Recenti studi (Awano et al. 2009) hanno evidenziato nei cani affetti da mielopatia degenerativa una mutazione del gene SOD 1 (superossido dismutasi 1), similmente a quanto avviene nell’uomo nella SLA (sclerosi laterale amiotrofica). Tale mutazione pare essere il principale fattore, ma non l’unico, che predispone alla malattia.

Studi molto recenti (Zeng et al 2014) evidenziano il fatto che gli animali che hanno il gene SOD1 mutato in omozigosi, cioè su entrambi gli alleli, hanno una percentuale di presentazione della mielopatia significativamente più elevata rispetto agli altri, anche se la presenza della mutazione non significa automaticamente che l’animale sia malato. Sebbene ci siano negli studi anche un ridotto numero di animali effettivamente malati che presentavano un solo allele mutato, la mutazione in omozigosi pare essere uno dei fattori maggiormente associati alla patologia. Per questo il test genetico per la mielopatia degenerativa, che attualmente è eseguibile anche in Italia, risulta essere molto importante nella conferma della patologia, e soprattutto nella selezione dei genitori delle cucciolate, per diminuire la presentazione di animali omozigoti per tale mutazione.

Terapia Sebbene in passato si siano ipotizzate origini carenziali o immunomediate, né l’implementazione con vitamine B, C, E, combinata con acido eta-aminocaproico e N-acetilcisteina, né le terapie immunosoppressive hanno mostrato alcuna efficacia terapeutica. Anche le terapie con cobalamina o tocoferolo non hanno prodotto alcun risultato.

Kathmann e colleghi hanno invece effettuato uno studio su 22 cani affetti da mielopatia degenerativa che hanno ricevuto trattamenti fisioterapici, e hanno mostrato come gli animali che hanno effettuato una fisioterapia intensiva abbiano avuto tempi di sopravvivenza media significativamente maggiori (255 giorni) di quelli che ne hanno ricevuta di meno (130 giorni) o non ne hanno ricevuta affatto (55 giorni). Lo studio era limitato per il numero dei casi, per l’assenza di randomizzazione e per la mancanza di una diagnosi istopatologica definitiva, questo ci indica la necessità di effettuare nuove valutazioni più complete sugli effetti della fisioterapia. Ciò nonostante pare abbastanza riconosciuto il fatto che la riabilitazione migliori la qualità di vita degli animali e dei proprietari.

ph: DanMasa

 

Awano, T., Johnson, G.S., Wade, C.M., Katz, M.L., Johnson, G.C., Taylor, J.F., Perloski, M., Biagi, T., Baranowska, I., Long, S., March, P.A., Olby, N.J., Shelton, G.D., Khan, S., O’Brien, D.P., Lindblad-Toh,K., Coates, J.R. (2009) Genome-wide association analysis reveals a SOD1 mutation in canine degenerative myelopathy that resembles amyotrophic lateral sclerosis Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America 106 (8) 2794–2799

Bernardini M. (2010) Neurologia del cane e del gatto. II edizione, Poletto editore, Milano.

Dragone L. (2010) Fisioterapia riabilitativa del cane e del gatto I edizione, Elsevier-Masson

Gianni S. (2015) Le mielopatie degenerative. Le patologie del midollo spinale e del SNP Atti del 5° itinerario Neurologia IV parte SCIVAC P 61-67

Kathmann I., Cizinuskas S. (2006) “Daily controlled physiotherapy increases survival time in dogs with suspected DM” Journal Veterinary Internal Medicine 20 927-932

Zeng, R., Coates, J.R., Johnson, G.C., Hansen, L., Awano, T., Kolicheski, A., Ivansson, E., Perloski, M., Lindblad-Toh, K., O’Brien, D.P., Guo, J., Katz, M.L., Johnson, G.S. (2014) Breed Distribution of SOD1 Alleles Previously Associated with Canine Degenerative Myelopathy Journal of Veterinary Internal Medicine 28 515–521

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